Dal momento in cui ho iniziato a immaginare per me una vita in libera professione a quello in cui mi sono effettivamente licenziata, è passato circa un anno.
In quell’anno mi sono confrontata con chiunque, in maniera piuttosto ossessiva, finché un’amica mi ha detto: “manca solo che tu chieda l’opinione del Papa e li hai passati tutti”.

Era vero, avevo molta paura e speravo che nelle risposte degli altri avrei trovato una soluzione definitiva. 
In realtà, un’opinione univoca non esiste, nessuno (neanche il più appagato dei freelance) ti dirà mai di farlo senza aggiungere un “ma”. 
È una scelta molto personale, rischiosa, ti apre un percorso che sarà solo tuo.

Una cosa che mi ha aiutata e guidata in quel periodo di elucubrazioni è stata leggere le esperienze di libere professioniste più o meno del mio settore, scritte dopo qualche tempo dall’inizio della loro carriera. E allora ho deciso di farlo anch’io, a un anno dall’apertura della Partita IVA.

Queste sono le cose che ho imparato fin qui, e spero possano essere utili anche a te, se stai pensando di metterti in proprio. Sono tante, sei pronto a partire?

Lavori di più (ma meglio)

Eh già, questa è una cosa che ti devi togliere subito dalla testa: mettersi in proprio non significa alzarsi tutte le mattine a mezzogiorno e sentirsi sempre in vacanza. 
È proprio il contrario, il lavoro rischia di non uscire mai dalla tua testa, di non lasciarti in pace in ferie, nei weekend, la sera.

Io ho capito che dovevo cambiare vita quando è diventato insostenibile l’obbligo della vita da dipendente di essere legati alla sedia dell’ufficio anche quando non c’era nulla da fare.
Mi sembrava di sprecare il mio tempo, ed era frustrante sentire di non avere il potere di gestirlo secondo le vere necessità della giornata.

Il pensiero di dover “chiedere un permesso” per uscire e il dover confinare il tempo libero solo ai weekend erano diventati una gabbia, tanto che ora preferisco lavorare anche il sabato e la domenica, e piuttosto prendermi un paio d’ore in mezzo alla settimana anche solo per andare a pranzo con un’amica.

Per affrontare questa vita devi cambiare il modo in cui concepisci il tempo da dedicare al lavoro, che non sarà più limitato dalle barriere che altri hanno messo lì per te.
Può diventare più sano e produttivo, puoi seguire di più i tuoi ritmi, lavorare quando ne hai bisogno, staccare se proprio non riesci a combinare nulla, ma devi darti dei limiti, e sei solo tu a decidere quali.

Coltiva le relazioni

Ogni freelance sta solo sul cuor della terra.

Se sei un libero professionista è più difficile avere un confronto sul tuo lavoro: produci una cosa, la osservi, a un certo punto pensi che possa andare bene, poi incroci le dita, e la mandi.
Io all’inizio andavo nel panico ogni volta che inviavo al cliente i miei testi, che per la prima volta nella mia vita non passavano per le mani di altri, come ero abituata quando lavoravo in agenzia. Poi piano piano ho acquisito sicurezza e la paura è passata, ma stare da soli non aiuta.

Essere generosi, attenti, scrupolosi nei confronti di chi lavora con te e degli altri liberi professionisti è fondamentale: la rete di persone che costruisci intorno a te, che siano o meno del tuo settore, ti può salvare la vita.

La rete ti mantiene sano di mente nelle giornate in cui siete faccia a faccia per ore solo tu e il tuo computer, e si può rivelare anche un modo per raccogliere nuovi contatti grazie al passaparola, che è una risorsa fondamentale quando ci si deve far conoscere come professionista.

Fai formazione, e poi a un certo punto smetti

Nei primi mesi da freelance ho investito in due corsi di formazione per copywriter, Copy42 dell’agenzia Pennamontata.
Sono stati fondamentali per imparare gli attrezzi del mestiere, per limare dei difetti che avevo nella scrittura, per confrontarmi con chi ne sa moooolto più di me.
Ho comprato un sacco di libri, iniziato a seguire molti professionisti del settore, letto articoli di blog, partecipato a conferenze.

Poi, a un certo punto, ho detto basta. Tutte quelle nozioni, consigli, esempi stavano iniziando a farmi fare confusione, e a farmi sentire sempre più insicura: mi sembrava che quello che scrivevo io non andasse mai bene.
Ho messo sulla scrivania la cassetta degli attrezzi e mi sono buttata, ho sperimentato il mio modo di lavorare, e mi sono messa in testa che casomai avrei corretto il il tiro in corsa.

Perché uno dei più grandi insegnamenti che ho letto recentemente è che, se aspetti di avere il prodotto perfetto, non partirai mai, che la perfezione non esiste, e non evolve chi sta fermo solo a guardare quello che fanno gli altri.

Interessati ad altro

Il rischio di essere molto appassionati del proprio lavoro è quello di chiudersi in una bolla e circondarsi solo di stimoli relativi al proprio settore.
Secondo me la vera creatività va coltivata soprattutto al di fuori, e le idee migliori arrivano proprio quando lasciamo la mente libera di farsi un giro in luoghi sconosciuti.

Una novità a cui mi sto appassionando sono gli audiolibri su Storytel, e i podcast che trovo su Spotify.
Li ascolto mentre faccio colazione, o le pulizie, nei viaggi in macchina e negli spostamenti a piedi, è un’esperienza immersiva molto forte e stimolante, e alcune delle intuizioni migliori le ho avute proprio così, mentre qualcuno mi racconta qualcosa, anche se non parla né di copywriting né di marketing né di vita da freelance.

Trova il tuo stile

A meno che tu non abbia scovato una nicchia di business immacolata, una strada mai percorsa da nessun altro, quello che fai lo stanno già facendo altri.

Farsi la guerra sui prezzi per essere scelti rispetto alla concorrenza non porta benefici a nessuno, e sminuisce solo il tuo lavoro. Per distinguerti, la strategia migliore è essere te stesso, che è l’unica cosa che i tuoi concorrenti non potranno mai essere.

Anche nella scelta dello tuo stile di comunicazione è importante trovare i tuoi maestri, capire cosa ti piace di loro e cosa puoi ricavarne, dove puoi prendere ispirazione per poi trovare la tua voce.
Le mie ispirazioni di stile sono principalmente due: Zandegù, e la sua fondatrice Marianna, e Annamaria Anelli.

Un’altra cosa che ti voglio suggerire è di non avere paura di parlare di te, delle tue debolezze, delle tue gioie, delle tue difficoltà: chi ti segue ti sentirà subito molto più vicino.
Io all’inizio ero un po’ timida sotto questo punto di vista, ma poi ho provato ad aprirmi e ho visto che le reazioni sono state sempre positive.
Ti faccio due esempi: il post su Instagram in cui ho parlato della felicità di aver iniziato un percorso di scrittura nuovo, e l’articolo nell’altro blog in cui ho raccontato la storia del mio tatuaggio.

Scegli un mantra

Il mantra (me l’ha insegnato Gioia Gottini) è quel pensiero che guida la tua etica del lavoro, e intorno a cui costruire anche il tuo modo di presentarti come professionista.

Il mio si compone di due parti: “togliere il superfluo” e “lascia riposare”.
Cosa vogliono dire? Che nel lavoro mi guida la ricerca dell’essenza di quello che voglio dire per i miei clienti, togliendo tutta la fuffa inutile, le parole vuote.
“Lascia riposare”, invece, significa non inviare mai nulla su cui non abbia almeno dormito una notte, anche se il numero perfetto di notti per me è 3: il primo giorno butto giù le idee, il secondo scrivo, il terzo completo, il quarto limo e invio. Questo pensiero influenza anche la gestione dei calendari di lavoro che concordo con i clienti, per non bucare le consegne.

Trova anche tu il tuo pensiero-guida per il tuo lavoro e rendilo chiaro per i clienti attraverso tutte le attività che fai per loro.

Separa il lavoro dal resto della vita

Nei periodi in agenzia in cui mi sarei data malata piuttosto che vestirmi, prendere la macchina e andare al lavoro, bramavo l’ufficio in casa.

Oggi posso dire che in realtà l’ufficio in casa non mi ha semplificato la vita, anzi, per certi aspetti l’ha resa più difficile.
Staccarsi mentalmente è ancora più complicato se non hai la necessità di spostarti fisicamente per andare a lavorare e se può sembrarti rilassante restare in pigiama tutto il giorno, dopo un po’ può diventare un blocco alla produttività.
Io ho imparato che fare il gesto di vestirmi e mettermi in ordine prima di sedermi alla scrivania mi aiuta a iniziare la giornata lavorativa, a darmi un tono, a non sentirmi sempre appena uscita dal letto.

Perciò il consiglio che mi sento di darti, se ne hai la possibilità, è quello di adibire una stanza di casa solo al lavoro, un luogo che simbolicamente ti chiudi alle spalle a fine giornata, oppure affittare una scrivania in uno spazio di co-working.

E imponiti di staccare dal lavoro con qualche attività che non c’entra nulla: un film, la palestra, un caffè al bar, qualsiasi cosa che ti faccia uscire di casa.

Non ascoltare gli altri

Sei ancora con me? Bene, questo è l’ultimo spassionato consiglio che ti posso dare, e che si ricollega al Papa da cui sono partita.

La vera risposta a “devo diventare un libero professionista?” ce l’hai solo tu.
Se sei arrivato fin qui significa che hai già fatto le considerazioni più complesse, quelle di tipo economico, fiscale, organizzativo, ma la realtà è che la libera professione è soprattutto una questione di carattere, di priorità nella vita, di scegliere tra sicurezza e libertà.
E quali sono le tue priorità lo puoi sapere solo tu.

Se però dopo questo lungo post ti resta ancora qualche dubbio o curiosità, o se vuoi che lavoriamo insieme, nella pagina dei contatti puoi cercare il mezzo che preferisci per raggiungermi .